Lo scattino
27 - 07 - 2016

Scattino.... sento spesso nominare questo termine per sminuire un fotografo.

Io l'ho fatto agli inizi degli anni ottanta, "officina immagini" era la bottega di Danilo Reali, da lui ho imparato tanto.

In quegli anni, lo scattino era una figura importante per immortalare i ricordi delle vacanze.

Sul viale in 500metri eravamo una quindicina, il turista finita la vasca serale era bombardato da minimo una trentina di flash, ma poi doveva anche tornare indietro.... il viale si illuminava a giorno, condito dalle madonne dei vacanzieri esausti e con gli occhi rossi!

Una palestra importante, si imparava ad essere veloci, macchina impostata sull’iperfocale, il flash f11 e avevi la libertà di muoverti entro i tre metri, ma poi ho imparato anche a relazionarmi con le persone, anche se oggi per me il significato del ritratto è diventato l’ossimoro di allora.

In strada o sulle spiagge, non mi piace più interferire, preferisco rimanere invisibile, voglio che rimanga intatta l’espressione di quello sguardo che non può mentire per il tempo di uno scatto, oggi mi piace così.

Imparai anche a scattare poco, selezionando parecchio, e questa cosa me la sono sempre portata con me, oggi in digitale forse scatto ancora meno di allora.

La formazione dello scattino era completa, imparavi a fare un po’ di tutto, foto in discoteca, negli alberghi, ritratti in studio, lo scattino era un fotografo tuttofare, poi c’è chi è rimasto in bottega, e chi ha avuto voglia di fare altro.

Sta di fatto che lo scattino di allora è la memoria di oggi!

 

Orgoglioso di esserlo stato!

 

dopo 15 giorni.
15 - 03 - 2014

E' proprio vero che maturando le cose si vedono in modo diverso.

Questa foto fa parte di un viaggio a Ny, dove poi è nato "we are open", la ricordavo, sono passati 19 anni, ma non mi sembrava così intensa da poterla mettere sul libro, o forse è stata sacrificata durante l'editing, per motivi che non ricordo più.

Ma ora rivedendola, mi emoziona, è una foto che parla da sola, racconta un momento felice, ritrovarsi, molto probabilmente dopo la gita estiva, le prime gite che tutti abbiamo fatto da adolescenti, con la scuola, nel mio caso con i preti a Canazei, o Premilcuore, l'abbraccio con il padre, mentre sta arrivando anche la mamma.

La propongo per la prima volta con grande piacere.

Omsk, seconda parte.
05 - 02 - 2014

Ora che la gita è finita ci si organizza sulla promozione della mostra, devo dire che non mi sarei mai aspettato un’organizzazione così intensa, Vasiliy non si ferma mai, se volete fare una dieta, fatevi organizzare qualcosa da lui, io ho perso 3 kg in una settimana, e non ho praticamente fatto nessun tipo di sport.
Il giorno successivo (sempre di corsa) mi porta a conoscere il Rettore Dmitry Maevski, ci sediamo nel suo ufficio prendiamo una tazza di the, gli do un libro, già precedentemente firmato, non possiamo perdere tempo.
Poi credo siamo andati “di corsa” (quando scrivo di corsa intendo con la macchina) alla
conferenza stampa,  (i ricordi cominciano a sommarsi) ne ho fatte diverse da noi, ma quella è stata tosta, un paio di tv, diversi giornalisti, e tante domande, non mancava neppure il giornalista intellettuale pettinato come Ivan Cattaneo dei giorni migliori, si muoveva anche come lui (magari era lui).


Finita la conferenza non mi ricordo dove siamo andati, forse a mangiare, ah no, siamo andati al Museo, dovevo registrare con la Tv Federale, canale culturale, io ero imbarazzatissimo, prima riprese interne, poi fuori dal museo, finito con loro, altra tv, questa volta locale, abbiamo registrato mentre Vasiliy scartava le foto che era appena andato a ritirare, e me le faceva vedere, una per una, mentre la tv ci riprendeva io annuivo che era tutto ok.Finalmente si va a mangiare, arriva anche la moglie di Vasily, Julia.
Ordiniamo delle minestre, cominciamo a mangiare, ma a metà arriva una telefonata, devo correre all’università, ci aspettano, siamo in ritardo, e io devo tenere una lezione, “Dall’idea alla  progettualità” 
Di nuovo in macchina, arriviamo e subito Vasiliy mi presenta ai ragazzi, la mia “voce” Irina, era già arrivata, appoggio il computer sul tavolo, e mentre lo facevano partire, Vasiliy mi stringe la mano e se ne va, ma dove vai? Sei matto? Mi lasci qua da solo? Lui mi fa segno con la mano indicando i ragazzi, ci sono loro.
Vi confesso che mi cagavo addosso, un conto è andare fare una serata in un qualche paese Italiano, dove la maggior parte dei partecipanti ti conosce, ma sono in una Università, in Siberia, non parlo il Russo, non so cosa si aspettino da me, e dovevo fare almeno due ore.
Mi siedo, ci saranno state ad occhio 50/60 studenti, quasi tutte ragazze, c’èra anche una Tv, non sapevo da quale lavoro cominciare, allora mi alzo in piedi e comincio a parlare di come di solito affronto un progetto.
Parto con un lavoro su Ny, scattato sulla V, “ Sidewalk-Humanity”  confidavo molto in Irina, la mia traduttrice, se non spiegava bene quello che dicevo ci sarebbero stati problemi, ma vedevo che i ragazzi seguivano con interesse, quindi mi sono rilassato.
Ho cercato di fare vedere lavori che avessero come base un progetto, la maggior parte delle domande arrivavano dal professore di fotografia  Alexander Rumyantsev, ma piano piano anche i ragazzi si sono sciolti.
Ma non era facile mantenere un ritmo alto, poi c’era un signore, che non avevo idea di chi fosse, che ogni tanto, mi fermava e mi chiedeva, ma hai foto di Roma? io, non le ho qua nel computer, le ho a casa, me lo ha chiesto 3 volte, io ho guardato Irina e gli ho detto di dirgli che le portavo la prossima volta insieme  quelle del Papa.
Guardavo l’ora, e il tempo non passava mai, allora decisi di mettere su un video “PentagramMare” così mi rilasso anche io!
Il lavori piacciono molto, si discute, il tempo passa e le due ore finiscono, io mi alzo in piedi e mi appoggio al palco,  il signore di “Roma” ( che nel frattempo si era seduto dietro di me) mi chiede se ho foto di repertorio, perché vorrebbe vedere le differenze con i lavori che aveva visto oggi, NO non ho foto di repertorio, intanto gli studenti ridevano……
Avevo parlato anche dell’attività che avevo fatto nella mia Galleria per qualche anno, e mi chiesero di vedere qualcosa, gli dissi che avrei chiuso con un bel progetto, fatto partendo da una parete bianca “Messi a nudo”
Alla fine del video è scattato l’applauso, e hanno voluto vedere anche  l’altro lavoro di cui avevo parlato in precedenza “Obama party”
Soddisfatto ma stanchissimo, faccio un pò di foto e chiacchere con le studentesse.
E anche questa era passata….
Il mattino seguente era di libertà, mi passano a prendere Alexander e Anastasia, ma poi lei ci lascia quasi subito, mi portano in giro per la città, naturalmente, ho scattato solo qualche foto per documentare quel poco che ho visto camminando a -35,
 quando arriviamo vicino al fiume comincio ad avere freddo, non sentivo più le mani, così decidiamo di andare a mangiare, ho mangiato bene, un piatto di Salmone con patate arrosto e un bicchiere di vino caldo.
Alle 15,00 il giro per Omsk è finito, doccia, mi vesto e poi il grande evento, alle 16,15 andiamo al Museo, come ho finito di spogliarmi e messo i vestiti nel guardaroba, arriva la Giornalista con il cameramen, mi devo rivestire perché mi devono filmare fuori, ok, facciamolo (era il giorno più freddo -35) e andiamo in giro nel parco del teatro, dopo un quarto d’ora rientriamo, non sentivo ne freddo, ne caldo, ero in coma, ma finalmente dentro!!!! Ohh finalmente vedo la mia mostra!!! Si col cacchio!! Due televisioni che mi aspettavano, una era la stessa che avevo appena lasciato, l’altra non l’avevo ancora vista, o forse si, alla conferenza.
Vasiliy tratteneva gli ospiti, e io mi dividevo tra le due televisioni, ed alcune persone che volevano conoscermi.
Ero conteso, non mi succedeva da quando facevo il dj al Gallery di Bellaria ☺
Mi sentivo di avere il sorriso da ebete, quello che si ha quando l’imbarazzo è esagerato.
Mi viene a chiamare Vasiliy, cè la presentazione ufficiale.
Alla fine che mi crediate o no, io la mia mostra non l’ho vista, perché dopo la fine della presentazione, mi hanno portato a cena.
E’ la prima volta che vado ad una mia mostra e non la vedo, incredibile!
E’ per questo che io a Vasiliy lo Amo!
Non sono neppure riuscito a fare una foto alla facciata del Museo, ero li davanti, bastava attraversare la strada!!!!
Mi portano a mangiare in un ristorante dove fanno una buona pizza, a seguito anche alcune studenti di Fotografia, altra cosa che ho notato è che sono tutte ragazze, non ho visto ragazzi.
Ci facciamo un po di foto e qualche risata, poi si va a casa.
I problemi arrivano la sera, da qualche tempo rimanere solo la notte, mi angoscia, e mi succede anche qua.
Il venerdì è l’ultimo giorno, esco ancora con Sasha a fare un giretto per la città poi rientro in Università a salutare un po di amici, arrivo nell’ufficio di Emma, la Direttrice, mi accolgono festosi, ci scambiamo dei libri, io gli do l’album delle figurine, a quel punto Emma mi tira fuori una spilla che simbolicamente è come una “Laurea ad Onorem” e ci abbiamo riso un po su!
La sera  yulia mi porta a Teatro appena ristrutturato, un’acustica fantastica, i primi due atti, li abbiamo visti dalla Galleria, poi invece la seconda parte in prima fila.
Un’amica di Julia,  che suona nell’orchestra, mi chiede se ho voglia di fare qualche foto, il Direttore d’orchestra ha detto che ti puoi muovere come vuoi, non potevo certo rifiutare, e anche se non avevo l’ottica adatta le ho fatte, e immancabilmente quando mi danno carta bianca, poi mi fanno smettere, qui addirittura mi hanno sbattuto fuori dal Teatro ☺
La serata finiva alla Città del Ghiaccio, arriviamo a questo posto non lontano dal centro, il cancello è chiuso, non c’è nessuno nel parco, ci fanno accomodare in un salone, poi ci portano in uno chalet di betulla, l’odore del legno era lo stesso della casetta della bagna di Tara, mi son detto: ecco che ci risiamo!!!
Invece era una sorpresa per me, una cena organizzata a mia insaputa, mi sono commosso, diversi brindisi durante la serata, poi mi danno uno slittino e andiamo fuori sugli scivoli, attraversiamo la città di ghiaccio, è ben fatta, con le luci che sembrano fiumi, e come ritornare bambini, cominciamo a lanciarci giù per gli scivoli.
Questa è stata una settimana che non dimenticherò mai.
Al mattino seguente L’amico Vasiliy passa a prendermi alle 7,30 per portarmi all’aeroporto, l’imbarco era alle 8,45, giusto il tempo per berci un caffè.
Ci abbracciamo, siamo tristi, credo sia nata una bella Amicizia.
L’ultima foto l’ho fatta a lui, Spasiba Vasiliy!Arrivederci cari Amici di Omsk!
Omsk Gennaio 2014 "ho venduto la neve in Siberia"
02 - 02 - 2014

 

L’avventura di Omsk (Siberia) credo meriti di essere raccontata.

Durante l’estate appena trascorsa, mi chiede l’amicizia su FB un Russo, accompagnato da un messaggio in privato che mi diceva che era passato dalla mia Galleria ma aveva sempre trovato chiuso, allora prendiamo l’appuntamento per il giorno dopo.

Si presenta puntuale con moglie e figlia, era presente anche mia moglie, lei parla tre lingue, io a malapena il francese, cominciamo le presentazioni e a guardare qualche lavoro che avevo esposto in quel momento sulle pareti, mi dice che mi ha cercato perché è rimasto colpito da “Mare di silenzio” il lavoro è esposto in un albergo a Bellaria, H. Residence, dove tengono anche il libro in esposizione per far visionare ai clienti, la coincidenza ha voluto che questo signore che si chiama Vasiliy, sia anche un Professore dell’università di Omsk, e che insegni fotografia.

E fino a qui tutto normale, ci incontriamo ancora qualche volta a Bellaria diventiamo amici, e prima di partire mi dice che avrebbe piacere di portare questo lavoro nel museo della sua Città.

Naturalmente la proposta mi è piaciuta da subito, ma mi faceva sorridere il fatto che io portassi la neve del mio paese in Siberia.

Per farla breve, il caro Vasiliy riesce ad organizzare tutto, gli mando i file originali per le stampe, lui mi invia il biglietto aereo tramite internet.

Cazzo! la mostra si fa realmente, al museo di Omsk, ( che non è un paesino, ci sono un milione e mezzo di abitanti) è la cosa più “importante” che mi sia capitata di fare fino ad ora, non ho mai esposto in un museo.

Il pensiero più grande era il freddo, in questo periodo la media è -30, oggi che l’inaugurazione è appena finita -35.

Ma andiamo per ordine, parto da Bologna con scalo a Mosca, il volo è puntuale, alle 13,30 siamo sulla pista di decollo, ma cominciano a passare i minuti e l’aereo non parte, ho pensato ecco che comincia la sfiga, infatti… ci dicono che dobbiamo sbarcare perché l’aereo ha un problema ad un motore, subito il pensiero alla coincidenza di Mosca.

Il ritardo si trasforma in volo cancellato!!! Zio prete, e adesso? Niente paura, manderanno un altro aereo a prendervi a Venezia, il pullman è già pronto, ma vaffanculo!!!!

E che, quando tacca la sfiga dopo son dolori.

Due ore di pullman per arrivare a Venezia, la coincidenza ormai era andata, altra bella notizia si parte alle 23,30 ( a quell’ora sarei già dovuto essere ad Omsk) nel frattempo avevo già chiamato sia Vasiliy, sia Nadia, una ragazza di Mosca che durante l’inverno ci ha aiutato a comunicare.

Vabbè, si parte, e arrivo a mosca alle 5, Nadia mi aveva dato le informazioni giuste per poi prendere un treno, che con una sola fermata sarei arrivato alla metropolitana, e lei sarebbe venuta a prendermi, arriviamo contemporaneamente, una colazione in un locale già aperto e andiamo a casa sua.

Un’oretta di chiacchere e mi porta a visitare la Città.

Era la prima volta che andavo in Russia, quindi visitare una città che non era in programma alla fine non mi è dispiaciuto, ho visto quello che si può vedere in un giorno in una Metropoli come Mosca, anche se vedere Piazza Rossa con un mega luna park, che ne occupa metà della superficie e non la vedi nella sua ampiezza naturale, non è bello, l’architettura della pista di ghiaccio, con relativi negozietti andrebbe assolutamente rivista, comunque mi è sembrata una città piacevole, una cena, saluto Nadia, che si è dimostrata veramente un’amica, e di nuovo in aeroporto, il volo per Omsk 23,30.

Sempre assolutamente senza dormire, io in aereo non riesco più a dormire neanche se mi impasticco, il volo dura tre ore e mezza, come da Venezia a Mosca e ci sono 6 ore di differenza tra l’Italia e Omsk.

La valigia per fortuna è arrivata, e l’amico Vasiliy sulla porta ad aspettarmi, usciamo di corsa perché avevamo una registrazione alla tv della Città, il giorno di ritardo ha avvicinato tutti gli appuntamenti.

Ho un appartamento nel Campus Universitario, è un mezzo labirinto x arrivarci, ci ho preso la mano a metà settimana, chi mi veniva a prendere si perdeva sempre, così mi aspettavano nella Hall.

Il tempo di fare una doccia veloce, e poi via in macchina, passiamo a prendere l’interprete Irina, per poi andare subito allo studio della tv, eravamo in leggero ritardo, fuori alle 9,30 ancora buio pesto, ( la luce in questo periodo arriva alle dieci) con un gran traffico, sulle strade una lastra di ghiaccio, dalla fretta di prepararmi non mi ero reso conto ancora della temperatura, -27, ma si stava bene.

Non ci hanno truccato, io avevo il mio cappello copri ricci impazziti che neanche con il gel stanno apposto, (ottima idea portarlo con me, devo dire che con l’abbigliamento ci ho preso alla grande )

Ci fanno accomodare in studio, io Vasiliy e Irina,  sono due i giovani conduttori, un uomo e una donna, avevano messo sul tavolo due grosse conchiglie e delle tazze con il the, qualche delucidazione e poi si parte, in una mezzora abbiamo fatto tutto, sono stato bravo, non mi sono mai bloccato, la trasmissione è tipo il nostro uno mattina.

Mi aveva accennato Vasiliy che mi avrebbero portato a fare una gita a Tara, per fare una bagna, li per li, ho detto che avevo capito, ma non era vero, e non immaginavo di essere finito nelle mani del più bel pazzo scatenato che ho conosciuto nel mondo fotografico.

Quindi di nuovo in albergo, non ricordo neppure se abbiamo mangiato, (forse si) e giù di corsa perché c’è l’autista che ci aspetta, e ci vogliono 5 ore di macchina x arrivarci! Cosaaa!?!?? Ma sono 50 ore che non dormo, sono due giorni che viaggio penso dentro di me!

Silvio, prendi abiti pesanti che la fa molto freddo, no perché qui a –30 è caldo ?

Equipaggio, l’autista, Egor, ad occhio e croce 25 anni, corporatura da bulldozer Russo, Vasiliy, il mio curatore, Elena, una ragazza molto simpatica che parla perfettamente l’Italiano, ed io, che non avevo idea di che cazzo di gita fosse.

Si parte, le strade sono naturalmente ghiacciate, l’autista ha con lui diversi marchingegni attaccati al vetro, una la classica telecamera che usano quasi tutti i ragazzi, perchè in un eventuale incidente si vede chi l’ha causato, l’altro segnalava gli autovelox.

 Usciti dal traffico di Omsk, un rettilineo infinito, velocità sul ghiaccio 130 kmh, non volevo fare il rompi, ma mi cagavo addosso, anche se vedevo che il driver era un tipo sveglio, il tempo passava velocemente, ma la meta no, finalmente una sosta, era già buio, ci fermiamo in un Market, vendevano un po di tutto, noi si compra il cibo da mangiare dentro la bagna (sauna) come mangiare dentro la bagna? Come siete messi in Siberia? Mangiate nella sauna?

Comunque sto al gioco, Vasiliy che era l’unico che sapeva tutto, era sempre vago nelle risposte. mi aveva detto al mio arrivo che saremmo andati a Tara a fare la bagna. L’idea che mi stessero portando in un centro termale con tutti i comfort, cominciava a vacillare.

Infatti, al secondo incrocio che vediamo, dopo 5 ore di viaggio, giriamo a destra, ci siamo solo noi in giro, la foresta Siberiana, la neve, e un buio della madonna!

Ed eccoci arrivati finalmente alla bagna, una casetta di betulla in mezzo alla foresta, 20 km dopo Tara, era composta da un’anticamera e poi la sauna, totale non più di 15 Mq, ci accoglie un signore in felpa, che abbraccia Vasiliy.

Il buio aiutava, a vedere il meno possibile, (come in molti ristorantini di Ny, che se alzano la luce corri via) due asciugamani da bidet usati, noi in quattro,  un tavolo, e una specie di letto, coperto da non so cosa.

Ma la notizia più bella ancora non era arrivata, Vasiliy con un gran sorriso mi guarda, e dice: Silvio, questa notte dormiamo qui!!!

Ecco!!! Guardo Elena sperando di incontrare nei suoi occhi uno sguardo di intesa, (della serie, col cazzo che dormiamo qui) eravamo già fradici nell’anticamera, con nessun ricambio, due asciugamani da bidet usati, fuori la foresta Siberiana, e vuoi dormire qui? Pensavo tutto questo  mentre stavamo già mangiando.

Ma se devo morire fuori dall’Italia, lo voglio fare qui! In Siberia, facendo una bagna!

Allora, via dentro la Sauna, Vasiliy butta del ghiaccio sulle tavole di legno, mi dice di stendermi, mi spalma del miele sul corpo, poi comincia a frustarmi leggermente con dei rametti di Betulla e mi fa un leggero massaggio, ecco!!! Per un'attimo mi è venuto in mente l'ultimo tango a Parigi!!!i Ma per fortuna tutto normale, a parte i rametti che non avevo mai provato,  poi mi dice, ora vai a buttarti nella neve e rientra nella bagna.

Ma io proprio non ci pensavo, anche perché sinceramente non avevo tutto quel caldo, ma ecco che arriva quell’animale di Egor, comincia a buttare carburante sul fuoco, (non poteva essere altro) e comincia a frustare come un folle, il mio corpo stava letteralmente prendendo fuoco, uscii di corsa dalla bagna, e mi buttai sulla neve, ma immediatamente dopo qualche attimo l’effetto è contrario, via dentro la bagna x riscaldarsi, insomma, mi hanno fatto fare una cosa impensabile per la mia mente, a Bellaria il primo bagno al mare lo faccio in Agosto!

Ora siamo nell’anticamera, tutti bagnati, senza ricambi d’abito, avevo fatto comprare una bottiglia di Vodka al peperoncino, ma a quanto pare in Siberia l’unico che beve alcool ero io, la gente che ho frequentato beve solo del The.

Praticamente, per asciugarci un po, Vasiliy ogni tanto apriva la porta esterna per abbassare la temperatura, e ti arrivava quella ventata gelida che se lo fai da noi al mare, con l’umidità che abbiamo, bene che vai, muori di polmonite acuta, ma non so come, non mi è successo niente, anzi, mi sentivo meglio.

Non so se Elena avesse detto qualcosa a Vasiliy, ma sta di fatto che verso la mezzanotte, decidono di portarmi in un caldo e confortevole albergo.

Raccogliamo tutto e partiamo in macchina  verso Tara. ( il giorno dopo comunque mi hanno riportato li per vedere il posto anche di giorno)

Ci fermiamo quasi subito vicino ad alcune abitazioni, esce Vasiliy che dopo qualche minuto ci invita a scendere, entriamo da una porta secondaria, (sicuramente a quest’ora l’albergo è chiuso, ho pensato io) un corridoio, e dopo qualche metro entriamo in una camera, una sedia davanti ad uno specchio, un vecchio divano e una poltrona.

La camera del make up!

Era un Teatro, l’albergo è un Teatro, ed io comincio ad Amare quest’uomo, Vasiliy, i love you!!!

Giù a ridere come matti.

Ma voi dove dormite? Chiedo io a Vasiliy, noi ci sistemiamo in un’altra camera,  e ci salutiamo, buonanotte!

Da gentiluomo quale sono, lascio il divano letto ad Elena, e io mi prendo la poltrona, e mentre si continua a ridere e prepararci per la notte, vado in bagno, che era vicino al palcoscenico, le luci notturne davano al palco quella magia che solo un teatro può creare, lo percorro fino al centro, e rimango li x qualche minuto.

Ma quando mi giro “per tornare a rifarmi il trucco”, vedo Vasiliy steso su un grosso cuscino, e il driver su un altro ai lati del palco, probabilmente l’unica camera che c’era l’avevano lasciata a noi.

Il mattino seguente, viene Vasiliy a svegliarci, e comincia a preparare il the, ha con se tutto il necessario.

Iniziamo a visitare Tara, un bel paesino, finalmente posso fare qualche foto per documentare, fa abbastanza freddo, i soliti -30 ma si sopportano benissimo, mi piacerebbe entrare in quelle casine, vedere come vivono, ma il programma è serrato, essendo arrivato con un giorno di ritardo dobbiamo correre per fare tutto.

Non avevo scaricato la scheda della mia Olympus, così andiamo a cercare un negozio, ne prendo una nuova da 16 gb, più che sufficiente, si va a pranzo, in un piccolo centro dove c’è un cinema, sala giochi e ristorante.

Ripartiamo quasi subito, Vasiliy si ferma davanti ad una biblioteca, Elena mi dice che va a scusarsi perché ieri ci aspettavano con i giornalisti, io, perché i giornalisti a Tara? Elena, ti dovevano intervistare, ok, con un cenno Vasiliy ci chiede di entrare, subito ci viene incontro una ragazza e comincia a fare domande, praticamente abbiamo dovuto aspettare fotografo e giornalista, intanto visitiamo anche un piccolo museo di oggetti locali, portati da gente comune.

La signora che raccontava con fierezza il suo museo era bellissima, una donna vestita di nero, mi ha incantato, e mi ha ricordato quanto siano importanti le proprie radici, quando lo dimentichi non sei più nessuno!

Arrivano fotografo e giornalista, che vuole intervistarmi,  io chiedo se possiamo farlo fuori mentre visito anche il mercato locale, accettano e ci incamminiamo, mi sentivo in imbarazzo perché ero continuamente fotografato sembravo una persona importante, con la gente a seguito, il piccolo mercato mi è piaciuto, e ho comprato anche un paio di guanti di lana di capra, fatti da loro, sono belli e tengono un gran caldo.

Prima di partire ci invitano in un locale a prendere qualcosa di caldo, io dico, ma insomma una vera vodka Russa riesco a berla prima di partire? No vodka nei locali di Tara, ma il grande Vasiliy, si era fermato in un negozietto a prenderne una bottiglia piccola solo per farmi piacere.

E anche questo fa riflettere, lo stereotipo del Russo che beve Vodka, smettiamola di generalizzare, l’unico alcolista Siberiano ero io, loro bevono the.

Ritorniamo verso Omsk, paesaggio pianeggiante piatto, mi è familiare, lo conosco, mi fermo a fotografare la fermate degli autobus, perchè sono colorate e spiccano nel bianco, sono come i miei oggetti fotografati in “Mare di Silenzio"

Arriviamo a casa stanchi, non so gli altri, ma io ero felicissimo dell’avventura appena trascorsa.

To be continued.

 

 

 

 

 

il solito luogo.
16 - 11 - 2013

A noi, fortunati marinai.

Sculture infinite.
29 - 09 - 2013

Sono tanti anni che fotografo il mare, di queste foto ne ho fatte a decine, negli stessi luoghi, ma non sono mai uguali, mi serve questo esercizio quasi quotidiano, quando lo faccio mi sento meglio.

Unico obiettivo, oltrepassare una frontiera.
21 - 08 - 2013

1980, che anni abbiamo trascorso, belli, pieni di voglia di fare, di vivere, di lavorare, tutto era bello, forse anche la Politica. ( no, quella no, ripensandoci bene!)

Bellaria Igea Marina, ridente Cittadina dell’Adriatico. Noi abitanti del mare, in estate aspettiamo la “calata dei Turisti”, viviamo in un contesto che solo noi possiamo capire.

In quel periodo eravamo 11/12 mila, in inverno, per arrivare a 80 mila  in estate, 4mesi di delirio puro, che per noi è un anno!!!

Basti pensare che per noi “quest’altr’anno” non arriva a Gennaio, ma bensì ad Ottobre…ma noi del mare siamo belli così.

Quando i turisti sono tutti a casa, a stressarsi nelle proprie città, tocca a noi andare in vacanza.

1980, volevo raccontarvi un viaggio che abbiamo fatto io e Luca, quei viaggi che rimangono x sempre, sono passati 33 anni, ci siamo sposati, i nostri figli più o meno hanno gli anni che avevamo noi allora.

Io avevo fatto un lavoro estivo, portavo il pane negli alberghi, uno spasso, a differenza degli altri forni, il secondo giro di rifornimento lo facevo al mattino, mentre gli altri al pomeriggio, quindi non dormivano mai, iniziavo alle 4 di notte, e di media alle 10 di mattina avevo finito, quindi andavo al mare fino alle 14, poi dormivo tutto il pomeriggio fino alle 21, doccia, poi subito in discoteca, Gallery e King, ragazze a go go, e dopo tutti al Texas a mangiare la pizza, e di corsa a casa a cambiarsi x andare al lavoro, così x 90 giorni!! Luca non ricordo che lavoro facesse, chiedetelo a lui.

La meta era quella di passare una frontiera, non ci importava quale, nessuno dei due era mai uscito dall’Italia.

Con che macchina andiamo? Io avevo una mini 90, Luca una due cavalli nuova, ma lui ancora senza patente, gli mancava ancora qualche mese all’esame.

Decidemmo di andare con la Citroen, consuma meno e se ci organizziamo bene possiamo anche dormirci, questa fu la motivazione, poi risultata vincente!

Noi eravamo quelli dello Zoo di Marino, una specie di club privato, e sapevamo che alcuni di noi sarebbero andati a Cannes.

Partiamo, la notte dopo la solita pizza e i saluti agli amici.

Dopo cento metri ero già  avvilito, la due cavalli non andava un cazzo, e One ( Luca) diceva non va perché è in rodaggio, ho smesso di insultarlo verso Bologna.

Taglio un po’, dopo moltissime ore di viaggio, finalmente arriviamo al confine con la Francia, dopo aver sbrigato le pratiche doganali proviamo l’emozione tanto attesa, siamo fuori dall’Italia, ricordo che urlavamo come i pazzi mentre ci allontanavamo dal confine.

Arriviamo in tarda notte a Cannes, e cerchiamo subito un campeggio, eravamo stravolti, cominciamo a montare il letto nella macchina, osservati da campeggiatori curiosi, il meccanismo che mi ero inventato funzionava, ora mancava solo il buio x non svegliarsi alle 5 di mattina, un grande telo in pvc nero, quello che si usa nelle serre, ed ecco la due cavalli diventata camper.

Non ricordo se abbiamo dormito, forse si, ma non è importante.

La mattina seguente, si rimonta tutto e si va in cerca dei ragazzi dello Zoo, avevamo qualche dritta, ma niente di sicuro, non sapevamo dove fossero, forse erano già ripartiti x Parigi, allora i cellulari x fortuna non esistevano.

Visitiamo la città da cima a fondo, ma niente, rimaniamo due giorni, poi il mattino seguente decidiamo di andare anche noi verso Parigi.

Un migliaio di km, con la macchina in rodaggio J

Dopo diverse soste, arriviamo la sera a Parigi, io sempre alla guida e One, con la cartina in mano a cercare il campeggio, penso che avremo fatto la circonvallazione (che non è come quella di Rimini) 20 volte, ormai la gente ci salutava quando ci rivedeva passare, siamo arrivati a destinazione alle 3 di notte.

Finalmente si può girare a piedi e metrò, per fortuna il Francese lo parlavamo benissimo, quindi nessun problema, 4 giorni x visitare Parigi, solite visite da turisti, niente di tanto emozionante, e soprattutto niente ragazze, se ci penso adesso mi sembra impossibile, due Romagnoli che non bollano a Parigi.

Ultimo giorno, avevamo deciso di vedere ancora un paio di cose, verso mezzogiorno un hamburger e poi saremmo ripartiti non sapendo ancora verso quale direzione.

Ci sediamo sul muretto della metrò a  Champs-Élysées e mentre stiamo mangiando il nostro mac, incredibilmente si materializzano dalla scalinata i nostri amici dello Zoo, immaginatevi la festa. ( le cose se devono accadere accadono)

Loro ritornavano a casa il giorno dopo, così decidemmo di rimanere anche noi!

L’alternativa non avendo una meta era quella di fermarsi in Germania in un paesino ai confini con l’Olanda a trovare delle amiche conosciute a Bellaria la stessa estate, ma cercando l’indirizzo nell’agenda mi salta all’occhio quello di Londra dove c’era un nostro amico di Bellaria, Maurizio che faceva il parrucchiere a Portobello, non ci abbiamo messo un minuto a decidere!

Direzione London.

Ma l’inglese te lo sai?

Il viaggio sulla statale da Parigi a Calais è stato drammatico, un continuo saliscendi che con la piccola Citroen è diventato un incubo, ci lanciavamo in discesa a manetta x poi scalare fino alla prima marcia x superare il dosso, e così x centinaia di km,  valà che il rodaggio l’ho fatto alla maledetta….

 

 Ci imbarchiamo sulla nave, naturalmente con la macchina, ero preoccupato perché non avevo mai guidato sulla  sinistra, ed era sera, ci siamo detti, magari come sbarchiamo ci mettiamo a dormire e ripartiamo domattina.

Ci eravamo dimenticati di cambiare i soldi, avevamo finito i franchi x pagare la Nave, avevamo solo le Lire, e una fame della madonna! Vediamo un cambio sulla nave, e cambiamo 50 mila lire ciascuno.

Andiamo di sopra dove c’èra il ristorante, e presi in mano i soldi ci rendiamo conto che ci avevano truffato, ci avevano dato i Pound non le Sterline, corriamo subito al cambio, ma  aveva  chiuso!!! Ecco ci siamo venuti a far fregare in Inghilterra, se li stanno già bevendo i nostri soldi, e adesso? Avevamo una fame da svenimento, mentre si continuava a discutere sull’accaduto, un signore che faceva come lavoro il camionista ci chiede cosa era successo, e gli raccontiamo la truffa, ci guarda e ci dice: ma voi due da dove venite, dall’Uganda? 

Che figura di merda!!!!!

Come eravamo belli nella nostra ignoranza, noi sapevamo che in Inghilterra la monete locale era la Sterlina, e questi bischeri ci danno i Pound, vuoi che sia!!!

Almeno abbiamo mangiato e bevuto, insieme al camionista!

Sbarcati sull’Isola, e recuperate le forze, invece di dormire decidemmo di andare verso Londra, forse è meglio farla di notte c’è meno traffico, e ci si abitua meglio alla guida a sinistra, almeno in questo avevamo ragione, non ebbi difficoltà a farci la mano.

Il problema viene solo quando ti fermi x una sosta, il rischio è di ripartire a destra.

Alle due di notte siamo davanti a casa di Maurizio, suonando svegliamo tutti, non viveva solo, a oggi non ho ancora capito se ha avuto piacere della nostra visita  Ci sistemiamo abusivi x la notte, poi al mattino seguente, ci trova una camera ad un isolato da lui.

Londra è più nelle mie corde, mi sono sentito subito a casa, anche se non parlavo la lingua, Parigi, anche se poi negli anni ci sono ritornato più volte, la sento meno.

Quando sei all’estero, non so perché, ma ti viene da parlare l’unica lingua che sai, nel nostro caso il Francese, ma alla fine ci siamo sempre fatti capire!

Giravamo con la macchina, i soldi rimasti non erano tanti per prendere i mezzi, la lasciavamo ovunque, di media 6/7 multe al giorno x divieto di sosta, ma tanto non arrivavano in Italia, ora sarebbe impossibile!

Conosciamo due ragazzine che ci tengono compagnia per tutta la settimana, il problema era la sera, troppo giovani x uscire, ma abbiamo visitato quello che c’era da visitare, la notte, locali, concerti , insomma la vita!

Ci mancava da vedere l’angolo di Speakers' Corner di Hyde Park, dove la Domenica mattina chiunque può prendere la parola e tenere una conferenza, parlando male anche dei Reali, e nessuno può fargli niente.

Saremmo ripartiti appena visto questo posto, c’era una corsa campestre nel parco, erano tutti vestiti da cartoni animati, e quasi tutti anziani, avevo la mia FM2 con il 300mm, e facevo le solite foto, ad un certo punto mentre guardavo dento l’obiettivo, incrocio lo sguardo con una ragazza anch’essa con la macchina fotografica, ( meglio di una scena di un film ) mettiamo giù la camera, e ci guardiamo, lei mi fa un gran sorriso, allora io sgomito Luca e gli dico, dai che sono in due, ma lui non ci sentiva, voleva andare a casa, al  che andammo a prenderci un gelato in un baracchino, ci giriamo con il gelato in mano, e ce le troviamo davanti, erano due creature bellissime, Americane, e parlavano perfettamente anche il Francese, (praticamente due figoni) One si convinse immediatamente.

Siamo rimasti un’altra settimana a casa loro.

Che bello avere vent’anni.

Ma anche le cose belle finiscono, ci lasciamo indirizzi e telefono e ripartiamo con la nostra due cavalli.

Al ritorno deviamo per la Germania, direzione Ochtrup, arriviamo  nel tardo pomeriggio a casa di Tamara, per fortuna ci ospitano in casa.

Ci sediamo a tavola, ma il giorno sbagliato, quella sera si mangiava pane con il burro e si beveva latte, ancora oggi ricordo le nostre facce, e il ridolino che ci ha accompagnato per tutta la cena, One:  “e domattina a colazione cosa ci danno i wurstel?” E giù a ridere di nuovo!

Ma ormai ci sentivamo appagati dal nostro il viaggio, rimaniamo la seconda notte, poi al mattino presto partiamo, visto che eravamo in zona, ed avevamo una macchina velocissima,( perché gli avevo fatto un buon rodaggio ), decidemmo di passare a vedere Amsterdam.

I soldi erano praticamente finiti, erano giusti per tornare a casa, si sperava di non dover andare a toccare le 100 mila lire che avevamo messo via per le emergenze.

Chiediamo un po’ in giro e troviamo un ostello a 8 mila lire, erano un paio di stanzoni grandi, indescrivibili, ci assegnarono un letto a castello, un Italiano che viveva li ci ha fatto vedere il suo armadietto, naturalmente voleva venderci un po’ di  fumo, c’era di tutto dento all’armadio, bilancine, e tutto ciò che serviva per fare le dosi, dopo dieci minuti ci rendiamo conto che eravamo finiti in un covo di spacciatori.

Andammo in giro per Amsterdam tutta la notte, piuttosto che rimanere nel covo, al rientro ci siamo infilati nel sacco a pelo portando con noi tutto quello che avevamo di valore, mi sono svegliato la mattina che avevo lo stampo della mia Nikon sulla guancia.

Carichiamo tutto di corsa e finalmente partiamo per la nostra amata Italia, solo un contrattempo al confine Austriaco, sorpasso un bilico in salita che andava ai 10 km all’ora, tiro la prima marcia alla morte, avremmo fatto i 12, visto che ci abbiamo messo mezzo minuto a sorpassarlo, il maledetto tir, alla fine un sospiro di sollievo, noi, e la macchina, perché finalmente gli avevo messo la seconda, e chi ci arriva da dietro… la polizia, 75 mila lire di multa, (così anche i soldini per le emergenze erano finiti)  e non hanno più voluto che guidassi io, perché la macchina era di Luca, al quale non hanno neppure chiesto la patente, dando per scontato che avendo la macchina l'avesse.

Ho ripreso la guida al confine Italiano.

Dedico questo piccolo racconto a tutti coloro che non sono ancora riusciti a realizzare un sogno piccolo come il nostro.

PS: ho trovato solo queste foto, ci sono solo io, le altre ce le dividemmo appena stampate, ma vi assicuro che Luca è ancora un bel ragazzo, fa tanto sport e si mantiene bene.

 

 

 

World trade center
25 - 07 - 2013

Ecco com'era il world trade center di nyc, durante la pausa pranzo c'era l'orchestra, e la gente ballava, non solo i turisti, ma chi lavorava nelle torri, era il 1995.

Pineto 15/06/13
15 - 06 - 2013

A volte nella semplicità, c'è tutto!

Un giorno qualunque a Ny.
10 - 06 - 2013

Giugno 2011, due anni sono passati di un giorno qualunque trascorso a ny, ho pescato a caso, ho tanto materiale di questa Metropoli, permanenza media 8-10 giorni ogni volta che ci andavo.

 E’ capitato anche di passare una settimana senza tirare fuori la camera,  ma piano piano, mi piacerebbe riordinare quello che ho, fare ordine!!!! Cosa a me sconosciuta.

Queste foto che posto sono appunti che mi servono a ricordare quel giorno, che uscii per la prima volta in bici, direzione Harlem passando da  Dag Hammarskjöld Plaza

una piazzetta davanti all’Onu, dove c’era un’installazione di sculture che sembravano umanoidi, molto divertenti il giorno di mercato, perché alcune sembravano messe li per servire la gente….proseguendo poi per Central Park nord ho incontrato anche Al Pacino che camminava avanti e indietro sul marciapiede, sono riuscito a fargli solo qualche foto al volo dalla bici, poi è entrato in un albergo, e io ho proseguito verso Harlem.

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