rimiNy
( Le città invisibili -‐ Italo Calvino )
Riminy è scoprire un luogo, una città, attraverso uno sguardo che non è il nostro. E' prendere in prestito la sensibilità dell'altro e vedere con i suoi occhi. E' il luogo dove si ritorna. E' il luogo a cui si appartiene. Il luogo da cui si è stati lontani e in cui si arriva per partire di nuovo. Silvio torna a New York regolarmente. Solitamente il suo stile non prevede cartoline, ma questa volta raccoglie frammenti solitari, immagini incastonate dentro l'obiettivo, piccole gemme urbane. Appunti per non dimenticare.
Io a New York ci vivo e a Rimini ci torno perchè è lì che sono nata. Nel corso di questi spostamenti regolari, ognuno di noi cerca di fare un ritratto autentico, essenziale, del luogo in cui l'altro vive. I cieli e le strade si intrecciano nel tentativo di ritrarre un presente che scompare.
Riminy è anche ogni volta, celebrare il ritrovarsi. L'essersi ritrovati intorno alla fotografia. Intorno a queste immagini che sembrano finestre, da cui stiamo a guardare.
Cristina Brolli
Punti d'appoggio visivi
per RimiNy di Silvio Canini/Cristina Brolli
Pure io, come Roland Barthes, vorrei una Storia degli Sguardi. E, prima ancora di ripercorre queste fotografie di Silvio e Cristina, vorrei trovare un punto d'appoggio (visivo) su cui “far leva” per inoltrarmi, con le certezze dovute, nel loro racconto di sguardi. Ma, sicuro, non mi sento, specie nei confronti della fotografia in genere…
D'altra parte, nemmeno Duane Michals quarant'anni fa mostrava sicurezze con la sua sequenza di sei fotogrammi intitolata Change Meeting; e continuarono le perplessità riguardo all'«oggetto» visivo (unico) e ai «soggetti» osservanti (molti) anche in sede teorica: quando all'autore di Camera chiara capitò sottomano la fotografia dell'ultimo fratello di Napoleone, Girolamo, e scrisse: In quel momento, con uno stupore che da allora non ho mai potuto ridurre, mi dissi: «Sto vedendo gli occhi che hanno visto l'Imperatore».
Uno scambio di sguardi è il caso di dire, un immaginar di vedere quel che un altro ha visto o sta vedendo. Ma anche una sorta di passaparola (visiva) guardando la medesima scena. Se nel 1907 Picasso ha incastonato i suoi occhi nelle due demoiselles d'Avignone rivolte verso lo spettatore, certo intendeva dirci: “siamo fatte nella forma con cui potete vederci adottando questi occhi”. Meno criptato è invece il tentativo concettuale di Duane. Il suo Incontro-scambio può così riassumersi:
Due personaggi stanno venendosi incontro camminando rasenti un muro ripreso di scorcio: uno di fronte ancora lontano, l'altro di schiena in primissimo piano, solo nuca e spalle, rivolto in direzione contraria. Si avvicinano sempre di più, fino ad incrociarsi: a questo punto forse si scambiano un messaggio. Appena superatisi, quello che fino ad ora provavi di fronte si gira a poco a poco torcendosi nella direzione dell'altro che sta allontanandosi, fino a che è lui a vedere l'altro mentre si allontana: come se le redini di questo racconto visivo fossero ora in mano sua, gliele avesse passate l'altro, macchina fotografica compresa. Ora, se è questo secondo personaggio a riprendere la scena, evidentemente ci deve essere un terzo operator esterno, non visibile (forse lo stesso Duane?), li riprende entrambi, come una pallida coscienza meta-visiva.
Già, vi è un punto in cui due fotografi si scambiano un messaggio: assai simile al messaggio quasi speculare che si palleggiano Silvio e Cristina. Entrambi, specie in una decina di fotografie che sottendono questa intenzione (vedi: 6, 10, 14, 27, 38, 45, 46, 59, 69, 72), coltivano questo filo sottile della poetica dello scambio degli sguardi.
Avvicinandomi ancor più alla loro operazione, nel fotogramma 6 noto che, se è il mare l'“oggetto dominante” dei due sguardi (perché entrambi puntano a quel mare), l'operator-Silvio rimane fuoriscena, pallida coscienza non visibile, che riprende Cristina –operator e punctum insieme – ormai assorbita nella visione di quel mare, colta dallo sguardo di Silvio. E Cristina, qui, fa parte del mare, è quel mare.
Diverso, invece, è lo scambio degli sguardi nel fotogramma 14: in questo caso viene provocata (non so con quanta consapevolezza) una figura retorica che, per i linguisti, potrebbe suonare come una sorta di “specchio in chiasma”. Si tratta di una proposizione incrociata come fosse vista allo specchio, però non simmetrica ma “a sghembo”, dove i due operatori (S. e C.) si trovano agli estremi e le loro due modalità d'azione confluiscono al centro; come dire: S, presente in scena, riprende ciò / che ha ripreso, assente dalla scena, C. In questa operazione, così, si incrociano sia operatore/opera-non-sua, e sia assenza/presenza.
Il fotogramma 45, in un certo senso, richiama il 14, soprattutto nel rapporto assenza/presenza. Però, qui, si mostra - nel veduto - un elemento in più, e di forte impatto simbolico: il soggetto è una enorme Macchina Fotografica, che campeggia come un tardo testimone di una pop-art di gusto felliniano. Qui, è Cristina (presente, che sta fotografando) ripresa da Silvio (assente, fuori scena che ha fotografato). Ma che cosa sta fotografando Cristina vista di spalle? Quell'enorme Occhio meccanico, sonnambulo e opaco come le mummie puntellate nei musei, rivolto verso la schiera variegata degli osservatori: e Cristina e Silvio e chi guarda ora questa fotografia, e le migliaia di vacanzieri che per decenni si sono fermati a guardarla, altri che l'hanno adocchiata appena e altri che non l'hanno guardata affatto…
Il “passaparola visivo”, a questo punto, si complica all'inverosimile, ma Cristina e Silvio non c'entrano per niente in questo arzigogolo di specchi. E' tutta colpa mia, di me che da sempre desidero una Storia degli Sguardi.
Cesare Padovani
" You can resume your flight whenever you like " they said to me, " but you will arrive at another Trude, absolutely the same, detail by detail. The world is covered by a sole Trude which does not begin and does not end. Only the name of the airport changes. "
from: INVISIBLE CITIES by ITALO CALVINO
RimiNY is discovering a place, a city, through a look which is not ours. It is borrowing another's sensitivity and seeing with his eyes. It is the place where we go back. It is the place where we belong. The place we missed and where we arrive to leave again.
Silvio goes to New York on a regular basis. His style does not usually includes post cards, but this time he collects lonely fragments, settled images through the lens of his camera. Little urban gems. Notes not to forget about.
I live in New York and I go back to Rimini because is there where I was born.
During these regular trips each of us tries to do an authentic portrait of the place where the other lives.
Sky and roads cross in the effort to describe a present that disappears.
RimiNY is to celebrate meeting, through photography. Through these pictures that look like windows, from which we stand by and look.