venditori d'ombra
Eccoci laggiù,sulla vena aperta della pianura,dove il mare è solo la piscina degli hotel,dove la strada finisce…contro la sabbia e là ci si intrappola ed impiglia nel bagnasciuga.Tutto l’anno tra fantasmi di bagni chiusi, tutto l’anno,la riviera mantice che si gonfia e si sgonfia di anime e di ospiti che hanno finito per sbattere contro al parabrezza della macchina …fotografica e si sono appiccicate agli occhi di Silvio come farfalle morte,stampate sulla bacheca,e come esse colorate e volanti…in successione di continuità come i tanti angoli che devono esserci negli organi che consentono la vista delle api.. che anch’esse si nutrono del fiore colorato ed evanescente degli ombrelloni. Tra essi, custodi di fantasmi, si aggirano facce conosciute ai loro conoscenti,che come tutto il resto avvicendano il loro volto nel tempo,il loro abito,il sorriso e il decadimento dei capelli,fermati di volta in volta nel cammino alle stazioni di pedaggio di qualche festino,qualche ricevimento.
Essi vanno e vengono,soltanto le case di legno dei bagni restano.Le sentinelle del bagnasciuga,qui fermate nel loro più smagliante e temprato colore: Del resto le foto fatte vicino all’acqua devono avere qualcosa dell’acquarello,la delicatezza,la volatilità…l’evaporazione.
Le immagini vaporano agli occhi di questa tinozza da bagno,bagno fotografico…fateci attenzione,potrebbero sparirvi tra le mani,perché sono così…appena affiorate,non ancora consolidate,come i nostri ricordi dopo una sbornia di pomeriggio al mare.
(in Romagna,che,si sa,più che un luogo è un sentimento.)
Vinicio Capossela
La spiaggia della riviera romagnola accoglie tutti senza permettere a nessuno di diventarne il leader assoluto. L’età, la forma fisica, le attitudini mentali, la disponibilità economica: queste cose naturalmente contano e disegnano modi diversi di stare sulla spiaggia, ma sono stili della vacanza che vediamo vivere assieme, uno accanto all’altro, in un prodigioso e democratico equilibrio.
Questo è il condominio dove tutti possono trovare casa, la piazza grande dove ogni gruppo riconosce il proprio angolo, vi si installa ed è disposto a difenderlo: è la New York del mare e, come a New York, ci puoi trovare ogni cosa ma non il silenzio spinto. Chi cerca al mare la cornice selvaggia dove la presenza umana è rara e quasi inavvertita, non deve proprio venire qui: e infatti non ci viene. A tutti gli altri, ai bambini, ai giovani, ai vecchi, agli amanti dell’abbronzatura, del nuoto, delle bocce, dei castelli di sabbia, del mare alle caviglie, del mare fondo, del fondo di giornale, dei muscoli, delle pance, delle vele, delle chiacchiere, degli amori brevi e degli amori lunghi, dei pedalò, della ginnastica light e dei coni gelato, un benvenuto affettuoso. La Romagna tollerante e sorniona – la terra di Federico Fellini – ha un cono d’ombra per tutti e un bagnino disposto a vendervelo.
La spiaggia della riviera romagnola è dunque natura ma è sopratutto società, una realtà complessa di persone dai bisogni armoniosamente disarmonici. In questo, la Romagna offre a chi la frequenta un’esperienza unica. C’è perfino spazio per le istanze più radicali, per i semi delle utopie: la biblioteca sul mare, la spiaggia per i cani che accompagnano i loro padroni, la palestra con le attrezzature sofisticate, il bagno con le tende d’inizio secolo. Come sempre accade con le avanguardie, sono spunti da considerare perché forse stanno già raccontando il futuro, mentre da Marina di Ravenna a Cattolica, attraverso Cesenatico, Bellaria, Rimini e Riccione, si dispiega e prende corpo questo favoloso rito che ha tanti officianti e milioni di fedeli.
Ecco la vacanza che Silvio Canini presenta in questo reportage, la spiaggia da godere tutta d’un fiato e da riguardare poi con il gusto e l’attenzione ai dettagli, perché contemporaneamente appaiano la storia e le storie. Ecco il romanzo della Romagna e, insieme, i racconti che ci colgono in istantanee perfette.
La stessa tecnica che Canini ha adoperato per le immagini di questo libro è tremendamente congeniale allo scopo. Ha usato infatti una macchina fotografica Holga – poco più che un giocattolo, uno di quegli apparecchi che per la messa a fuoco hanno un paio di posizioni fisse con l’icona dell’omino e della montagna per indicare campi brevi e lunghi – e ha fatto slittare immagine sopra immagine fino a ottenere delle panoramiche che sembrano tali ma non lo sono del tutto. Ci sono infatti personaggi che ritornano nella stessa immagine diventata sequenza, sfocature sui margini, ridondanze di luce. Insomma, la leggibilità è garantita purché non pretenda cristallina chiarezza. Chiedono spazio il rumore di fondo della vacanza, il suo brio, il suo disordine, la felice incapacità di restare completamente nelle righe e Silvio , intelligentemente, questo spazio lo concede tutto.
Ci sono in questo libro scatti dove la fantasia mi appare irresistibile ma rinuncio ad indicarli; meglio se ognuno avanzerà con la bussola del proprio gusto. Vorrei invece segnalare un ultimo tema che Silvio ha tenuto ben presente – e con molto affetto, mi sembra - nella costruzione di quest’opera: la dimensione del lavoro.
Il lavoro della riviera deve essere agile nel nascondersi sotto sombreri e sorrisi per intonarsi all’aria allegra che si respira, ma c’è. Così Canini apre il libro con immagini che raccontano la preparazione della spiaggia in vista della sua epopea estiva. C’è ancora un po’ di notte negli occhi ma i muscoli cominciano a stirarsi. Appare perfino una cura maniacale nell’allestimento dei bagni che può far venire in mente le campagne militari: cabine, ombrelloni, lettini, aree di gioco, docce, tutto tirato a lucido, tutto misurato al millimetro, tutto alla distanza esatta.
Lo spettatore può anche credere, a teatro, che il volo dei danzatori sia naturale e facile come quello delle rondini, ma dietro le quinte si approfondisce una verità fatta di dedizione e di lunghi giorni di lavoro per arrivare, pronti, al balzo d’un attimo.
Stefano Coppini